giovedì 29 aprile 2021

Chiamale emozioni

 

 

 

"La scelta che è stata fatta durante la pandemia è stata quella di privilegiare una comunicazione disordinata e a forte carica emotiva, sacrificando flussi di informazione affidabili e di qualità". Mai dichiarazione fu così chiara e precisa. Il presidente del CENSIS De Rita, con poche ma pertinenti parole, ha sintetizzato ciò che abbiamo vissuto a tutt'oggi da quando, oltre un anno fa, scoppiò la pandemia.  Ammettiamolo, la crisi globale che ha avvinghiato il mondo intero, non ha precedenti e le priorità sono pressanti e ineludibili per il lavoro, le aziende e tutti i comparti della nostra fragile economia. Ma non possiamo esimerci dallo stigmatizzare quanto perfida e nociva sia stata la grande e generale comunicazione in questo periodo. Di tutto avremmo avuto bisogno, tranne che di tante voci importanti e determinanti, pronte a riferirci notizie, fatti e dettagli importanti e decisivi. Metà degli italiani è del parere che l'informazione sul covid-19, sia stata confusa e imprecisa, per il 40% è risultata ansiogena, per il 35% esagerata e per il 14% piuttosto equilibrata. Ho arrotondato i decimali, ma siamo al livello registrato dalle indagini. Per essere più sintetici, circa 30 milioni di italiani, servendosi del web e dei social, si è avvitata su notizie false, manipolate e fuori dal vero. Il sistema mediatico ha "preferito" cogliere le buone occasioni, abbondando nella quantità delle notizie a scapito della qualità, ossia, delle veridicità di ciò che passavano all'utenza. Insomma, pur di ampliare il ventaglio dell'offerta, non si sono preoccupati di vagliare le notizie per selezionarle e mantenere un livello alto di affidabilità. Non sono state da meno, magari con ragioni e pretesti diversi, le tv, radio e stampa: un coacervo di personaggi deputati a parlare pescati dal vasto mondo della scienza e della medicina: costoro, pur rispettabili nella loro generica e/o puntigliosa professionalità, ne hanno date tantissime di notizie  puntuali e giornaliere, ma sempre distanti e discordanti tra di loro, pochissime volte coincidenti. Un agorà dove battersi per dimostrare chi fosse il più bravo.  A una domanda forte e insistente da parte della gente, ha corrisposto una grande difficoltà per ottenere risposte omogenee e pertinenti, chiare e reali. La realtà è che la comunicazione, l'informazione ha viaggiato alla grande, qualunque fosse il suo campo d'azione, noi abbiamo cercato ovunque le risposte ma poco e niente di quello che abbiamo ottenuto, era vero, reale e attinente. Pertanto e concludo: le agenzie hanno la loro parte di responsabilità, hanno fatto mercato in crescita ma non hanno badato alle persone alle quali si sono affidate. Troppa improvvisazione, troppi amici e amici degli amici, pronti a prendersi ruoli con leggerezza sperando di "accasarsi" politicamente da qualche parte. Gli esempi li abbiamo visti, sono in essere su tutto il paese e alcuni sono stati segati proprio per la loro insufficiente e ondivaga credibilità. Cosa resta di questa maledetta esperienza? Un gran casino, un dire e disdire dopo pochi minuti, incertezze e fesserie sparate senza un minimo di rispetto e grandi manipolatori al servizio dei farmaci e delle case farmaceutiche. Credo che di tutta questa buriana, l'unica cosa certe e resistente ancora a tutt'oggi sia la nostra situazione ansiogena. Mostriamo ansia e incertezze solo perché chi di dovere e con una sola voce, si sia cimentato a raccontarci verità incontrovertibili. Alla fine chi prende le botte? Indovinate...

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