Mille al giorno sono le sue vittime, eppure mai viene riconosciuto come colpevole. Nel certificato di morte delle persone colpite viene indicata una malattia di cuore, dei reni o dei polmoni. Eppure spesso, 356mila volte all'anno in tutto il mondo, secondo la rivista medica The Lancet, il serial killer è lui: l'eccesso di temperatura. Il numero delle sue vittime è cresciuto del 74% tra il 1980 e il 2016, in parallelo con il riscaldamento del pianeta, che ha guadagnato più di un grado di media dalla rivoluzione industriale a oggi.

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Uno dei primi assaggi si è avuto nel 2003, con un'ondata di caldo estivo che all'epoca sembrava eccezionale, ma ora è diventata la norma. All'afa vennero attribuite 70mila vittime solo in Europa. Ma ci volle una serie di studi scientifici ad hoc per scovare il colpevole. Alla conclusione che a uccidere tante persone, soprattutto abitanti delle città con un'età superiore ai 65 anni, era stato il caldo si arrivò solo al 2008.

Da allora altre ondate di afa anomala si sono succedute quasi ogni anno, dal 2016 in poi. L'estate attuale, con il secondo mese di giugno più caldo dell'ultimo secolo e il mese di luglio piazzato al primo posto, potrebbe un giorno rivelarsi ancora più letale. Ma per ora nessuno lo sa. Per inchiodare il killer alle sue responsabilità chissà quanto tempo ci vorrà. L'unico dato pubblicato riguarda i 600 morti causati dall'onda di calore negli Stati Uniti del nord-ovest.

Intanto il numero speciale di The Lancet su caldo e salute lancia l'allarme. Il caldo resta ancora meno letale del freddo, responsabile di 1,3 milioni di morti all'anno, ma è in rapido aumento e spesso non viene riconosciuto come veramente pericoloso. "Questi numeri - spiega la rivista medica nel suo editoriale - continueranno a crescere dal momento che il mondo sta sperimentando temperature sempre più estreme. Gli studi che pubblichiamo oggi offrono una forte prova scientifica del fatto che le conseguenze sulla salute delle ondate di calore non possono più essere sottovalutate". Prima dell'arrivo di anticicloni particolarmente torridi sarebbe opportuno lanciare allarmi alla popolazione così come si fa con gli uragani.

Quello che in passato veniva considerato un evento eccezionale - un'onda di calore che si verificava ogni vent'anni - con il riscaldamento climatico ricorrerà ogni 1-2 anni. Il 54% della popolazione del pianeta, stima Lancet, sarà sottoposto a più di 20 giorni all'anno con temperature dannose per la salute entro il 2.100, ammesso che il riscaldamento climatico sia contenuto entro i 2 gradi. La popolazione mondiale, intorno al 2.050, potrebbe aver raggiunto i 10 miliardi, con un numero di megalopoli da 10 milioni di abitanti od oltre passato dagli attuali 31 a 42. La temperatura registrata nelle città, tra traffico, cemento e scarsità di vegetazione, è sempre di alcuni gradi superiore rispetto alla campagna.

Lo studio di Lancet, con la sua analisi di 65 milioni di decessi in 9 paesi, conclude che il caldo non uccide in un'unica maniera, ma utilizza 17 strade diverse. Sale cioè sulle spalle di altrettante malattie, aggravandole e rendendole fatali. La condizione più pericolosa durante un'onda di calore è la malattia di cuore. Gli altri organi a rischio sono soprattutto polmoni e reni. Ma il caldo agisce anche minando l'equilibrio del cervello. In estate si assiste da sempre a un aumento di morti violente e suicidi. Gli anziani sono le vittime predilette dell'afa, ma anche i neonati, con la loro capacità di regolare la temperatura interna ancora poco sviluppata e il rapporto sfavorevole fra peso corporeo e superficie della pelle, andrebbero tenuti protetti.

Il rischio è che i vasi sanguigni si dilatino per lasciar uscire il calore dall'organismo, soprattutto nelle parti del corpo più vicine alla pelle. Il cuore, chiamato a pompare più forte per spedire il sangue verso la periferia, rischia di non farcela, mentre i polmoni cercano di aiutarlo aumentando il ritmo del respiro. I reni intanto corrono il pericolo di restare senz'acqua, quando il sudore usato per abbassare la temperatura interna non viene rimpiazzato bevendo. La disidratazione, riducendo il volume di sangue in circolazione, si ripercuote a sua volta sulla fatica che il cuore è chiamato a compiere.

Usare ventilatori, immergere i piedi nell'acqua fredda o indossare indumenti bagnati sono soluzioni a buon mercato e non inquinanti. Ma non sono le più diffuse. Gli apparecchi per l'aria condizionata installati oggi nel mondo sono 1,6 miliardi, la metà dei quali negli Stati Uniti e in Cina. Le loro vendite sono quadruplicate tra il 1990 e il 2016, raggiungendo i 135 milioni l'anno. Il risultato è ottimo per il benessere di chi ce l'ha. Ma non altrettanto per l'ambiente. Il calore sottratto all'interno degli edifici viene sputato all'esterno, contribuendo all'aumento di temperatura delle città più affollate. E le emissioni di anidride carbonica attribuite al condizionamento dell'aria sono stimate in 1 miliardo di tonnellate all'anno, scrive Lancet, il 3% di quelle legate al consumo di energia a livello globale.